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MOC – La Mineralometria Ossea Computerizzata

La Mineralometria Ossea Computerizzata (MOC) è l’esame che misura la massa minerale ossea e la “densità ossea”. In pratica misura la quantità e la densità di sali minerali (sali di calcio) contenuti nella regione in analisi nelle situazioni con sintomatologia dolorosa: in queste occasioni, è solitamente vantaggioso, inoltre, un esame radiologico.
Nello specifico la MOC si basa sul principio dell’assorbimetria fotonica: un fascio di raggi X che attraversando i tessuti viene assorbito in misura proporzionale alla densità dei componenti; grazie a opportuni algoritmi matematici si può calcolare la densità di questi tessuti, distinguendo tra tessuti molli e tessuto osseo.
Nella maggior parte dei casi si esegue a livello della colonna vertebrale o del femore. Ma può essere eseguita a livello dell’avambraccio, della colonna vertebrale lombare, del femore o dell’intero scheletro.

A COSA SERVE LA MOC?
La MOC è la tecnica di riferimento per prevenire, diagnosticare e controllare l’evoluzione dell’osteoporosi. Può inoltre essere prescritta agli sportivi che hanno spesso a che fare con infortuni da stress che non hanno una causa chiara e nel caso in cui si sospetti una rarefazione dell’osso (anche nelle donne giovani con amenorrea o anoressia nervosa), una calcificazione anomala, una scoliosi dorso-lombare marcata, un’artrosi degenerativa della colonna o una frattura spontanea di una vertebra.
La MOC non è invasiva, non è dolorosa ed è inoltre è scevra da rischi di radiazione per il paziente. L’esame Moc può essere eseguito a qualsiasi età e non ha particolari controindicazioni, tranne che per la gravidanza, pertanto, non ci sono assolutamente problemi a ripetere la MOC nel tempo.
COME FUNZIONA L’ESAME?
La MOC non richiede una particolare preparazione, se non assicurarsi di togliere prima dell’esame qualsiasi accessorio metallico, ad esempio i gioielli. IL paziente deve sdraiarsi sul lettino densitometrico appoggiando le gambe su di un apposito sostegno. Un apparecchio sopra al lettino emette i raggi X (o, nelle varianti più moderne, ultrasuoni), la cui capacità di penetrazione permette di misurare la densità ossea.
L’esame dura al massimo 10 minuti e permette di ottenere risultati espressi in T- score per le persone adulte, o Z-score per bambini adolescenti o in genere per soggetti di età inferiore ai 30anni.
Il termine T-score valuta quanto il valore in esame si differenzia da quello del campione di riferimento (soggetti sani dello stesso sesso e di età pari a 25-30 anni, ossia esaminati nel momento in cui si raggiunge il picco di massa ossea); In termini più precisi, il T-score è la differenza, espressa in numero di “deviazioni standard”, fra il valore individuale osservato e il valore medio della popolazione sana di riferimento. indica la differenza, espressa in numero di deviazioni standard, tra il valore individuale che viene registrato e quello medio della popolazione sana di riferimento. Un T-score compreso fra +1 e -1 indica una mineralizzazione ossea nella norma.
Lo Z-score è utilizzato per bambini e adolescenti, segnala la differenza tra il valore osservato e quello di una popolazione sana di riferimento composta da soggetti dello stesso sesso e della stessa età dell’individuo in esame. Secondo l’Oms ad esempio si parla di osteoporosi severa se il T-score è uguale o inferiore a -2,5.
L’ interpretazione dello Z-score è molto più complicata di quella del T-score e in generale può esser fatta solo dallo specialista. Non basta guardare il valore rilevato dalla MOC-DXA come si fa con il T-score per gli adulti. Infatti in questi casi si tratta di soggetti ancora nell’età della crescita, e dato che la crescita non avviene allo stesso modo per tutti, e a parità di età può essere molto diversa, occorre tener conto di molte altre variabili (dimensioni del corpo, stato puberale, ecc.) e, di conseguenza, occorre fare opportune “correzioni” al valore indicato dal densitometro.
Il valore misurato della massa ossea, in termini assoluti, è solo un’indicazione di massima. E’ chiaro che al disopra di certi limiti si può star tranquilli, mentre al disotto di certi altri bisogna subito prendere provvedimenti. Ma quello che è più importante è seguire la sua variazione nel tempo. In certi casi (per esempio in una donna in menopausa che segue una terapia sostitutiva ormonale e che ha in partenza una buona massa ossea) un secondo controllo si potrà fare anche a qualche anno di distanza dal primo. In altri casi, invece, i controlli dovranno essere più ravvicinati, anche se in genere, negli adulti, non ha senso rifare un controllo MOC prima di un anno dal precedente.
Fra una MOC e l’altra potrà invece esser utile effettuare altri tipi di esami di controllo sul sangue e sulle urine (tra cui esami specifici – i cosiddetti markers di turnover osseo – che possono aiutare a valutare l’efficacia dei trattamenti in atto per limitare la perdita di massa ossea).
QUANDO È OPPORTUNO EFFETTUARE LA MOC?
La MOC è indicata nelle seguenti condizioni cliniche:
Carenza estrogenica:
menopausa precoce (prima dei 45 anni);
amenorrea secondaria prolungata per oltre un anno;
ipogonadismo primario.
Terapie con cortisonici sistemici.
Anamnesi familiare materna positiva per:
frattura di femore;
fratture Colles o vertebrali prima dei 75 anni.
Magrezza.
Altre malattie associate a osteoporosi.
Precedenti fratture da fragilità.
Riscontro radiologico di osteoporosi o cedimenti vertebrali.
Perdita di statura (superiore a 6cm).
Donne di età superiore a 65 anni.
La Moc, inceve, è ininfluente e quindi poco indicata , soprattutto negli anziani over 70 : in tali soggetti, il rischio di fratture non dipende tanto dalla densità ossea, anche se diminuita, ma da altri fattori – quali disturbi dell’equilibrio e della vista, rallentamento del tono neuromuscolare e terapie concomitanti – che possono determinare una maggiore incidenza di cadute.

dott.Nicola Erra

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